Baj


L’“offellajo” (“pasticcerie” per chi non conosce il milanese) Giuseppe Baj nasce nel 1839 a Milano. Lavora fin da giovanissimo nella pasticceria di famiglia, dove si produce panettone da tempo immemorabile (documenti risalenti alla fine dell’Ottocento attestano l’inizio dell’attività al 1768).

 

A partire dal 1872 la Confetteria Baj si sposta da via Broletto a Piazza del Duomo, avviando contestualmente un’intensa attività di produzione e commercio di panettoni, cioccolato e altri prodotti dolciari, in uno “stabilimento a forza idraulica ed a vapore” in via Giambattista Vico 8.La Confetteria Baj diventa uno degli elementi caratterizzanti della più celebre piazza milanese, punto di ritrovo del “bel mondo“, meta di visitatori e turisti. Molti gli aneddoti e le storie di vita legate all’attività di Giuseppe Baj e sua moglie, Teresa Campiglio, che sempre gli è vicina nella gestione dell’attività e sovente allieta la clientela della confetteria eseguendo pezzi al pianoforte.

 

A Milano esiste una particolare professione, si potrebbe dire “di sottobosco”, quella del “freguiatt” (da freguia, “briciola” in dialetto milanese), ovvero di colui che procura i residui delle lavorazioni dei fornai e pasticceri e li rivendeva. Si narra che Baj fosse solito dare le sue briciole ai poveri, lasciando senza lavoro i freguiatt.

 

Nella seconda metà dell’Ottocento la più che secolare attività dolciaria della famiglia Baj consiste nella produzione di confetteria e cioccolato, nella commercializzazione di dolci, vini e liquori, ma diventa famosa in Italia e nel mondo soprattutto per la produzione di panettoni, costituendo l’elemento principale nelle pubblicità ed il tema dominante delle copertine di cataloghi e pubblicazioni promozionali, anche nelle caratteristiche confezioni in metallo dei prodotti di confetteria.

 

Il Panettone Baj viene considerato per decenni il migliore di Milano, fatto ufficialmente attestato dalla vincita di premi e medaglie, tra cui il primo premio alle Esposizioni di Milano del 1881 e 1887. La ragione di questo successo viene identificata dai milanesi nel fatto che il “punto-vendita” beneficiava dello sguardo della Madonnina, trovandosi proprio ai piedi della guglia più alta del Duomo, ma il vero motivo consiste probabilmente nel fatto, universalmente riconosciuto, che Baj è stato uno dei primissimi a elevare il panettone dal livello di produzione artigianale e diffusione locale alla produzione su larga scala nel mondo mantenendo un altissimo livello di qualità, rendendo il prodotto “panettone” internazionale. Giuseppe Baj, che ha sedi secondarie a Genova e in Svizzera, esporta regolarmente panettoni nell’intero continente europeo, in Russia, in America e perfino in Australia. A quest’epoca epoca il panettone è un dolce consumato tutto l’anno. Per questo nelle pubblicità viene rimarcato che “La pasticceria e confetteria Giuseppe Baj ha sempre pronta e freschissima la specialità tutta milanese del panettone”.

 

La Confetteria Baj, con pochi edifici circostanti, tra cui anche il Caffè Cova, vanta un curioso primato: l’illuminazione elettrica. Infatti nel 1883, proprio in Via Santa Radegonda, entra in funzione la prima centrale elettrotermica in Europa, la seconda nel mondo dopo quella di Chicago, costruita dall’ingegner Colombo su progetto Edison.Per la cronaca, sempre nel 1883, il 26 dicembre, a pochi passi dalla Confetteria Baj, si svolge l’inaugurazione della stagione lirica della Scala, con “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli, fra lo stupore e la meraviglia del pubblico presente. Fu infatti il primo teatro del continente illuminato grazie all’elettricità.Giuseppe Baj, con gli altri produttori milanesi di alto livello dell’epoca, pone le basi per lo sviluppo che avrà l’intero comparto nella seconda metà del Novecento. L’antichità e notorietà dell’attività di Giuseppe Baj si deduce anche dallo slogan che risuona nella testa di tutti i milanesi tra Ottocento e Novecento: “Quando a Milano non vi era ancora il tramvai già si gustava il Panettone Baj”.

 

La Confetteria Baj è frequentata da artisti, musicisti e letterati, che la citano o descrivono in molte delle loro opere. Uno dei clienti fissi è il fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti, che a Natale spedisce ad amici e collaboratori un panettone Baj con copie della sua rivista “Poesia”, ai giorni nostri oggetti di culto quasi introvabili. Marinetti, nelle sue memorie, parla della volontà di costruire un «panettone gigante della bontà e della veloce digestione, destinato a fugare la preistorica pastasciutta», di sei metri di diametro e due di altezza; vagheggia anche di poter consumare il panettone volando a bordo di un aereo Caproni.

 

Giuseppe Baj ha la “fortuna” di non dover assistere all’olocausto della Grande Guerra e alla conseguente interruzione dei commerci internazionali, poi seguita da politiche autarchiche, con l’inevitabile riposizionamento del panettone quale dolce perlopiù italiano.

 

Il Panettone Baj continua ad essere prodotto negli anni Trenta da alcuni dei figli di Giuseppe, tra cui Angelo, ma a un livello ben lontano dai fasti del passato, fino a estinguersi verso la fine del decennio, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

 

Dal dopoguerra il dolce milanese ritorna a offrire momenti di felicità gustativa nelle case di tutto il mondo, ma con altri marchi.