Alemagna


ALEMAGNA

Iniziamo questo percorso tra le Aziende milanesi scomparse dal mondo dell'alimentare, in particolare da un marchio che molti di noi conoscono per aver gustato i suoi prodotti: l'Alemagna.

Tutto inizia nel 1906 quando il signor Gioacchino Alemagna, nato a Melegnano (Milano) nel 1892, inizia a lavorare all'età di quattordici anni come garzone pasticcere.

Scoppiato il conflitto mondiale, viene richiamato sotto le armi ed inquadrato nell'89º reggimento di fanteria.Tornato a Milano alla fine della guerra, apre nel 1919 un laboratorio di pasticceria con annesso negozio in VIA PAOLO SARPI, in una zona popolare posta tra il parco Sforzesco e il cimitero Monumentale. Nonostante le dimensioni ridotte della pasticceria (con il signor Gioachino lavorano solo il fratello Emilio e la moglie Eva), gli affari vanno subito piuttosto bene. Puntando sulla qualità dei prodotti prima che sulla quantità - una scelta che contraddistinguerà le sue attività anche in seguito - riesce ben presto a farsi un nome e a conquistarsi una buona clientela.In tal modo è stato anche relativamente semplice effettuare il passo successivo: il trasferimento del negozio in una zona più centrale di Milano, nel 1922. Si apre la prima pasticceria Alemagna in VIA CARLO ALBERTO (l’attuale via Mazzini) a Milano e l’idea ha successo.

Poi all’inizio degli anni Trenta, segue l’apertura dello storico locale di VIA TORINO ANGOLO VIA OREFICI, in pieno centro cittadino.La produzione Alemagna a lievitazione naturale dei propri impasti trova un favorevole riscontro nei consumatori e così, nel 1937, la ditta s’ingrandisce trasferendosi da Melegnano (dove si trovava dal 1921) in VIA SILVA, allora periferia di Milano, al posto di un ex tintoria, dotata di propri impianti di produzione, aumentando e allargando il proprio mercato, senza rinunciare a una garanzia di qualità. Nello stabilimento lavorano inizialmente otto persone e l'ambiente lavorativo non è certo dei migliori, dato che il capannone dell'ex tintoria, fornito di ampie vetrate che lo rendono torrido d'estate e gelido d'inverno, non rappresenta quanto di meglio si possa richiedere per le produzioni dolciarie.

Gli anni Quaranta vedono i panettoni Alemagna varcare le nostre frontiere e conquistare il mondo, spediti in confezioni a “cappelliere” dove primeggia una “A” maiuscola.Con la guerra, oltre ai problemi di carattere generale comuni a tutto il tessuto economico nazionale, sopravvengono alcune difficoltà specifiche per il settore, soprattutto a causa della rarefazione di certe materie prime, assolutamente indispensabili, impiegate nell'industria dolciaria, lo zucchero su tutte. L'Alemagna, e con lui tutti gli industriali del ramo, sperimenta con successo l'impiego del miele al posto dello zucchero. Tale soluzione, che negli anni di guerra costituisce solo una scelta di ripiego, in realtà si rivela, almeno per certe produzioni, un accorgimento che presenta più di un vantaggio, tanto che viene parzialmente adottato anche dopo il 1945.

Nel 1943 lo stabilimento viene praticamente distrutto nel corso di un'incursione aerea. Due anni più tardi entra in funzione, sempre sulla stessa area, una nuova fabbrica che l'Alemagna dota dei migliori macchinari disponibili, allargandone nel contempo la superficie fino a raggiungere i 150.000 metri quadrati e puntando sempre sulla qualità.Nel 1949 viene inaugurato l'ennesimo negozio, stavolta in VIA MANZONI con ben 15 vetrine sfavillanti e zeppe di prodotti dolciari. Nel 1955 l'ormai vecchia pasticceria di via Torino angolo via Orefici viene rinnovata completamente, diventando la più grande d'Europa per superficie. I milanesi fanno della Pasticceria Alemagna all’angolo di via Torino con via Orefici il loro punto di ritrovo, soprattutto, domenicale.

Sui muri delle città lombarde campeggiano i manifesti della colomba bianca di Alemagna, successivamente negli anni Quaranta il figlio Alberto renderà ancora più conosciuto il marchio della ditta grazie al disegno del Duomo di Milano stilizzato.

Gli anni 50/60 sono tempi di boom anche per quest’azienda dolciaria, l’espansione porta alla diversificazione del mercato, ecco allora la produzione di gelati (il Fortunello), di caramelle (le Charms e le Sanagola) e poi gli Autogrill Alemagna, che s’incontrano sulle nostre autostrade.Chi porta un po’ di anni sulle spalle non può non ricordare il famoso “Carosello”, con le sue pubblicità, tra cui quella dell’Alemagna che recitava così: Alemagna. Ullallà è una cuccagna!

La crisi petrolifera degli anni '70/'80 mette a dura prova anche un’azienda affermata come l’Alemagna, e, nonostante l’affetto dei consumatori per questo marchio, le difficoltà si fanno sentire piuttosto pesantemente. Le vicissitudini vedranno la proprietà cedere il 50% del pacchetto azionario alla SME, acronimo che significa Società Meridionale di Elettricità, facente parte del gruppo IRI e che aveva già rilevato la Motta, rinomata azienda dolciaria fondata a Milano nel 1919.Nel 1993 tutto finisce nelle mani della multinazionale svizzera Nestlè che, nel 2009 la passa all’industria dolciaria italiana “Bauli”.